Lettera aperta a Sua Santità Papa
Francesco
Sua Santità, Papa Francesco
Palazzo Apostolico
00120 Città del Vaticano
Oggetto:
Lettera aperta a Sua Santità Papa Francesco
Sua Santità,
La
pace sia con Lei.
Rivolgo
a Lei il mio saluto sincero.
Mi
chiamo Abdelmjid El Farij, sono uno studente marocchino - Giornalista e
documentarista - che vive a Torino.
Sono
onorato di scriverLe proprio in questo giorno, il 21 marzo, l’inizio della
primavera e la Giornata mondiale per l’eliminazione delle discriminazioni
razziali. E’ una giornata ancora più importante,
oggi, alla luce dei fatti più recenti con gli attacchi terroristici di cui il
mondo è testimone. Questi episodi, infatti, alimentano la paura dell’altro,
l’intolleranza e il razzismo.
Le
scrivo, Sua Santità, perché anche io, un paio di mesi fa, sono stato vittima di
un episodio di intolleranza proprio mentre mi trovavo in Vaticano.
Vorrei
raccontarLe nel dettaglio quello che è accaduto.
Era
il 25 ottobre, un sabato, e io e mio fratello Hicham eravamo a Roma per
partecipare alla Marcia per il lavoro, la dignità e l’uguaglianza organizzato
dalla Cgil. Al termine della manifestazione abbiamo deciso di visitare il
Vaticano e siamo andati in Piazza San Pietro. Nella piazza abbiamo incontrato
una suora alla quale abbiamo chiesto se era possibile entrare nella Basilica.
La
suora ci ha guardato e ci ha risposto: “Siete mussulmani?”. Noi abbiamo detto
di sì. “Dio per tutti”, ha risposto la sorella. Allora io ho insistito: “E’
possibile visitare la Basilica di San Pietro?”
“Non
se avete cattive intenzioni”, ci ha risposto. Questa risposta ha scosso molto
sia me che mio fratello, Sua Santità. La sorella è andata via e noi siamo
rimasti in piazza con la sensazione di essere arrivati nel momento sbagliato.
Eravamo
arrivati a Roma con l’idea di partecipare ad una marcia, quella della Cgil, che
promuoveva i valori dell’uguaglianza nel mondo del lavoro e nell’intera
società. Avevamo deciso di partecipare ad una manifestazione che era partita
con lo slogan “cambiare l’Italia”, perché studiamo in Italia da anni e ci sentiamo
a casa a Torino dove viviamo. Questo
impegno per un mondo con più uguaglianza e meno discriminazioni è diventato
anche l’oggetto di un film che stiamo girando a Torino: parla proprio di un
episodio di razzismo che abbiamo subito
in città nel 2012. Un fatto che abbiamo superato solo con tre anni di dialogo e
lavoro sulle nostre individualità. Purtroppo mentre stavamo cercando di guarire
quella ferita ancora aperta, in un momento e in un luogo inaspettato, siamo
stati colpiti ancora. La fratellanza tra i popoli e tra gli esseri umani, in
cui sia io che mio fratello crediamo fermamente, non è stata possibile in un
luogo tanto sacro.
Ci
dispiace che il solo fatto di essere mussulmani abbia indotto la suora a
credere che avremmo potuto avere brutte intenzioni. La nostra volontà di
entrare a San Pietro era dettata solo dal desiderio di conoscere e visitare la
Chiesa che è simbolo di una religione tanto importante e tanto diffusa.
Credo
che questo non dovrebbe succedere quando c’è conoscenza delle altre culture e
delle altre religioni. Sua Santità, io
sono cresciuto a Rabat, in Marocco. Lì ci sono chiese, sinagoghe e moschee e io
conservo bellissimi ricordi di convivenza pacifica tra le religioni. Le suore
in Marocco lavorano per aiutare i bambini della mia città e molti dei miei
fratelli avevano usufruito dei loro servizi.
Ricordo
le suore che ho incontrato a Cuneo in occasione di alcune attività per i giovani. Ricordo anche
le sorelle di Porta Palazzo, a Torino, che aiutano le donne mussulmane.
Gli
esempi positivi sono tanti, ma sono convinto che sia il momento di ribadire con
ancora maggiore forza il concetto che l’Islam non significa terrorismo. Per questo Le scrivo, Sua Santità, per
chiederLe, con la Sua immensa misericordia e bontà, e per il rispetto che ha
sempre testimoniato verso tutte le altre religioni, di diffondere questo
concetto. La paura dell’Islam che si è infiltrata nelle menti di molte
persone è preoccupante. Credo che la
voce di Sua Santità servirebbe a tranquillizzare chi ha paura e a portare più
pace e fratellanza tra i popoli.
Convinto che la conoscenza e il dialogo siano essenziali
per una buona comunicazione, sarebbe per me un grande onore poterLa incontrare
per rivolgerLe domande su cui sarebbe motivo di grande gratitudine poter
ricevere il pensiero di Sua Eminenza. Sono domande che arrivano dalla mia
comunità mussulmana, da immigrati e italiani che ho conosciuto nella mia vita a
Torino, ma allo stesso tempo sono domande che riguardano tutto il mondo e la
convivenza tra esseri umani.
Con ogni migliore augurio a Sua Santità, cordialmente
Abdelmajud
El-Farji
Studente/
Giornalista e documentarista
Via Montanaro, N 66
Torino 10154
Cellulare: 3272325175.
Blog: ecomagid. Blogspot. it
Italia, Torino,
21 marzo 2015
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